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PAUSE D'AUTORE

                         

Se vuoi fermare il tempo, se vuoi evadere, se vuoi entrare in dimensioni rigeneranti, ricche di sogni e leggende.

Mentre ti rilassi, raccontati una storia. Che sia una bella storia!

C’era una volta un trio di donne matte

Alla ricerca di un paio di ciabatte.

La prima, rossa di capelli, aveva labbra a canotto e fianchi stretti,

Sorrideva sempre, specialmente ai maledetti.

Camminava muovendo le anche,

Mentre suo marito guardava le altre.

Abitava una casa bianca e stanca, con pavimenti di parquet brillante,

Invasa dal suono assillante del cellulare del figlio più grande.

Spegneva il suo sguardo in una tazza di caffè nero bollente.

Sulle piastrelle verdi della cucina,Una luna ed un serpente

Non significavano un bel niente.

Sul divano di alcantara, avvolti nell’assenza pensante

Di un nucleo perso e disfatto,

Inquilini in raduno per pagare le rate del mutuo.

Le sembrava uno scherzo: tutti con la faccia sul proprio schermo.

Non era silenzio, era l’urlo soffocato del vuoto opprimente.

Evanescente, versava il suo ghigno in una tazza di caffè nero bollente.

 

La seconda donna aveva capelli lunghi e biondi,

Camminava fiera, non portava mai la gonna.

Lavorava tutto il giorno coi dementi,

Ascoltava tutto il giorno i suoi clienti.

Sguardi spenti, gole saccenti,

Avanzavano le loro richieste barcollanti,

Proclamando a gran voce la banalità del niente.

Sorridevano dando solo aria ai denti.

E lei sapeva bene che in realtà

L’unica cosa che pretendevano fortemente

Era l'approvazione della loro falsità.

Tutto il giorno lei pregava intensamente

Per non cedere e divenire complice

Del non-morto conveniente,

Accecato e castrato dalle logiche di mercato.

Sulle piastrelle verdi della cucina,Una luna ed un serpente

Non significavano un bel niente.

 

La terza donna aveva i capelli neri,

Lunghi e lisci,

Camminava sicura e

Sognava i dervisci.

Autorevole in modo naturale,

Non aveva dubbi,

Era nata per dare ordini a tutti.

Li spingeva senza carezze,

Oltre le loro insicurezze.

Ma quando arrivava la sua ora di silenzio,

Affogava il suo cuore nell’assenzio,

La sua anima dura voleva spaccare le mura

Di un amore mai nato, confuso, rifiutato,

Offeso, calpestato e soprattutto mai capito.

Non si ricordava più la fiducia che aveva,

Quando da bambina rideva.

Mentre lei cercava un modo, un approdo,

La sua mano accarezzava la corda che portava all’altro mondo,

Come il soffio di un angelo,

La sua nuca sfiorata dal nodo scorsoio.

Sulle piastrelle verdi della cucina,

Una luna ed un serpente

Non significavano un bel niente.

 

Un meraviglioso giorno, finalmente, le tre donne alzarono gli sguardi,

E si incontrarono in un giardino dove non è mai troppo tardi.

Erano tutte e tre matte e scalze,

Così si unirono in cerca di un paio di ciabatte.

Fecero squadra con un bel Abracadabra,

Nelle siepi fiorite ne trovarono tre paia:un paio rosso per vivere sulla via delle passioni,

un paio verde per percorrere contente strade lastricate di diamanti,

un paio blu per saltellare allegre su percorsi aperti completamente.

Si ricordarono della Luna e del Serpente,

tuttavia rimasero sempre matte,

poiché sapevano per certo che Dio,a volte,

è un paio di ciabatte.

Simona Colomba ©

Donne, viaggio, sogno
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SI STUFO' DI DORMIRE

 

Una mattina di aprile,

Fatima si stufò di dormire,

si svegliò e aprì la finestra,

le formiche lavoravano sulla sua spalla sinistra,

e lei sapeva di non avere scampo:

desiderava cambiare la forma del tempo.

L’usignolo sul ramo d’abete

Le suggerì di partire con la sua fidata amica Ariela

E navigare insieme sulla linea dell’orizzonte,

su una lunga barca a vela,

solcando le onde, andando col pensiero al Sacro Monte.

Nel punto più estremo, quando l’aria si fece vento,

il sole e il mare divennero cosa sola,

la luce brillò in evento,

prese tutta la gioia della Leonessa,

s’armò della calma di Sacerdotessa,

sulla Terra finì il tempo

e tutto generò l’Avvento.

Il miracolo fu compiuto

Dal sorriso che cavalca la ragione, il giudizio divenne muto.

Le due fondarono il Regno delle Dee,

che trapassò per sempre quello delle idee.

 

Shalom 

Simona Colomba©

Fatimah: nome arabo, dal verbo "fatam" (svezzare), colei che sfama i bambini.Ariela, nome di origine ebraica, "La leonessa di Dio".

Haiku: la poesia come esercizio spirituale

La poesia è sempre un esercizio spirituale, ma nel caso di Haiku, il maestro è così presente che diviene quasi tangibile. Leggendo e praticando Haiku si scoprono  universi vastissimi nella più dolce e minuta semplicità. Una filosofia che incarna principi universali, insegna all'allievo, esalta lo spirito errante, trasforma il praticante. Nella sua forma più pura, lo considero un vero e proprio regalo all'umanità. Potrei continuare a citarne le qualità per ore, ma è un mondo che va accolto in silenzio.

Haiku
cuore mamma poesia
cuore, mamma, poesia

L'Invero

Con viso a brandelli e labbra sbranate da pensieri formattati,

si trascinano curvi e strafatti

Sulla lama di ghiaccio che conduce al mondo dell’Invero,

Dove il gemello nello specchio è uno scuro strano straniero.

Nel regno della verità pervertita, il verbo prende il senso che fa vincere la partita.

Ogni giorno c’è una novità nell’ Invero, ma è la stessa del giorno prima,

Che si ripete in rancida rima, Portando la feroce illusione di una nuova opinione.

Accovacciati per espellere la propria morale, tutti comprano una posizione originale,

Con fervore mai visto, commettendo solo l’ennesimo incauto acquisto.

L’ansia scorre tranquilla nell’Invero, comodamente si dimentica anche la propria morte,

Mentre quella degli altri è sicuramente dovuta alla cattiva sorte.

Le bocche vomitano isterici latrati, vibrazioni stonate di cuori confezionati,

Parole stuprate dai virus di sistema, il consapevole è solo qualcuno

che sta scontando una pena.

Oggi, nel mondo dell’invero, piovono fagioli dal cielo,

Quindi ci si affretta a stabilire se sia giusto o sbagliato,

O sia colpa di un bambino mai nato.

Mentre discutono gli esperti,

Si uccide chi ha gli occhi aperti.

Ma come è già successo chi muore risorge,

Poiché vive la sua morte,

Come la primavera, ricorda l’inverno passato,

Fiorisce ancora più forte.

Quando finito sarà l’Invero,

Ognuno in coro o in assolo

Scoprirà di poter parlare come un usignolo.                                                       

                                                                                                                            Simona Colomba©

La giusta distanza

La giusta distanza si spoglia lentamente

di qualsiasi futile apparenza, 

scopre la sua pelle di ebano e avorio,

profumata di spezie e candide essenze.

Balla il suo velo fluttuante

in morbida aria,

sorride e posa l'ampio sguardo vibrante,

abbraccia tutto con cuore di amante, 

ma la giusta distanza,

vive solo nella sua danza.

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Poesia in inglese

Enemy

A young girl was standing still

On a vast red field,

in front of an army of threatening fiends.

 

Only one question into her head:

“Do we bow or do we cut them dead?”

 

An old lady came by,

wearing a wonderful cheerful smile.

Since the day she was born,

she had been abused,

yet she played the antique horn,

dancing lively without excuse.

 

She said:

“Dear child, your struggle I can comprehend

But it leads to a dead end,

please consider such a thing,

the enemy lies within”.

Assolo

Lento sprigiona la grazia assassina, 

vibra flessuoso nell'onda omicida.

Gli occhi squarciano la preda, 

morta ancor prima d'essere presa.

Nel vuoto pieno di altri in fuga,

canta solo la sua rima. 

Splende adamantina la sua sacra musa,

riscatta per sempre la maestà lesa. 

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Profondo, profondo

Profondo, profondo 

nel letto del mondo, 

giace ciò che più mi piace: 

seguire la pista

di una cosa mai vista.

In cima, in cima,

ove niente è più come prima. 

Profondo, profondo, 

sul tetto del mondo, 

attraverso gli specchi, 

portando te negli occhi. 

Simona Colomba©

Poesia dedicata alla donna

Io Sono La Luna 

Io sono la luna,

sono la guardiana del tuo spirito, 

mi vesto di morbida luce e spietata speranza,

mi occupo di tutto ciò che in te avanza.

Me ne frego delle tue mura e 

rido se i miei cicli ti fanno paura. 

Entrerò di soppiatto

negli occhi del tuo gatto,  

ti farò scacco matto!

In un istante sono un astro nascente, 

l'attimo dopo un mondo calante.

Mentre tu eludi la voce sacra delle dee, 

io sovverto le maree.

Sono la guardiana del tuo spirito, 

mi occupo di tutto ciò che in te avanza,

sono l'amore che ulula e si sbrana ogni tua resistenza. 

Sono piena di tutto ciò che non vuoi vedere, 

sono nera di tutto ciò che vuoi negare, 

sono la falce sulla fronte della sposa

che va all'altare.

Avvampo uomo, 

non hai scampo!

Simona Colomba©

La vita in fiamme

La vita in fiamme di se stessa si brucia,

Nel suo crepitio, la mia voce si accende. 

Verde germoglia l'orizzonte

del nuovo mare già presente. 

Simona Colomba©

Foto: Piero Pasut 

I miei luoghi rotti

Ecco che tutto diventa rubino,

mentre scendo e parto per i miei luoghi rotti,

lievemente caduti, nascosti alle luci,

ormai distanti dalla brezza del mattino,

attraverso sentieri corrotti.

Perduto l’accordo,

emettono un rumore sordo,

nelle sfumature di rosso,

fanno eco all’anima ridotta all’osso.

Deceduti, volteggiando nell’aria come foglie ramate,

si sono buttati di sotto.

Appoggiati nell’ombra,

anelano alla gogna

per smembrarsi nella terra marrone,

liquefarsi ai piedi della quercia

e trovarsi verdi in nuova stagione.

Sono questi i miei luoghi rotti,

quelli che ho cercato di dimenticare

nell’acqua fresca e salata del mare.

Nel caldo vermiglio d’autunno,

non v’è posto per alcuna distrazione,

basta un soffice movimento del cuore

e dal silenzio purpureo delle viscere,

affiora tutto ciò che vuole morire,

e tornare.

                                                                                            Simona Colomba© 

 

Legala stretta

Riunita sulla via la gente plaude stregata,

sul carro ferrato sfila la donna dannata.

Con occhi bassi, guarda i sassi.

 

Grida il boia: “Legala stretta,

la sposa compromessa”.

Ferma nel falso movimento,

costretta e depressa,

acclama la folla il suo sorriso sgomento.

“Confessa, confessa!”

 

Fiati infangati nell’ipocrisia della vergona,

che per gran comodo giustifica la gogna.

 

                         

                        Una botta allo stomaco, un colpo alla pancia,

                         inesorabile il predatore sacro avanza,

                         l’occhio s’apre, lo sguardo insorge,

                         come una pazza spacca la distanza.

                         Diffonde il terrore di chi non teme la morte.

 

                                                                                     Il petto s’avvolge in fiamme,

                                                                                     il cuore d’arcobaleno

                                                                                     a ciel sereno,

                                                                                     giunge cometa a Betlemme.

 

 Portali di scrigno incantato,

schiude le magiche dita,

dalle mani sgorgano cascate

di coscienza perduta.

 

                                                                     Con le braccia travolge

                                                                      Di chiunque la sorte.

                                                                      Tutti in disparte,

                                                                      la sua Arte non ha parte.

 

Nel mondo trasparente in cui

Il bastone diventa serpente,

il tempo svanisce,

l’illusione perisce.

 

                                                                    Il boia, alla vigliacca, s’impicca.

 

                                              Ora, con occhi bassi,

                                              tutti zitti,

                                              guardano i sassi.

Simona Colomba©

La Parola che Viaggia

La parola che viaggia,
nasce sulla tavola imbandita di una corte o una taverna. 

Il suo primo vagito vibra
nel fiato profumato di vino di un commensale sazio e ubriaco. 

La cameriera l’accoglie ancora tremante,
l’avvolge nel suo seno di amante,
in un sorriso la sussurra al bambino. 

 La parola è piccola, vuole giocare per la strada,
lascia la sua casa,
sente il richiamo di un’altra contrada. 

Scende dal treno in corsa, non segue i binari,
non entra nella morsa.
Di fronte allo scaccomatto,
s’infila nel bosco, riscatta l’onore sottratto. 

La parola è giovane, non è mai stanca,
ascolta il mistero della notte,
si fa eco negli antri oscuri della caverna,
salta nel fiume e scorre tra rupi e balze,
condivide il cammino, alla luce della lanterna,
con assonanze e attriti,
che diventeranno i suoi migliori amici. 

Scalda i piedi nudi nel fogliame d’autunno,
poi riparte, qualcuno ha indicato le Fonti del Clitunno. 

La parola che viaggia, lascia il bosco, raggiunge la corte di un luminare, dove tutti dicono: “Non la conosco”. 

Impara a non essere riconosciuta,
a volte attende di essere sentita, altre trasforma la sua scia,
al caso sta ferma, in altro va via. 

 Attenta, si lascia cadere nel vento,
nell’oblio, smarrita in un momento,
desueta e proibita, se ne teme la pronuncia, 
possibile che sia ancora in vita?

 Ma lei non ha fretta,
nel silenzio brilla forte la sensazione, che,
da qualche parte e in ogni dove, qualcuno da sempre aspetta.
 

Riparte per un’altra danza con la sorte, l’anima che viaggia, giovane ed antica al contempo, splende nel suo campo, illumina il suo cielo, va e diviene saggia. 

Simona Colomba©        

Piero, IT 

"Una bellezza senza tempo in versi che cantano di universi lontani".

Marc, BI

"When I read  "Profondo, profondo" for the first time, it made my day!".

Lisa, MI

"Incantata da parole magiche. 
Creano immagini pittoriche e paesaggi immensi".
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